Monica Capezzuto - anno scolastico 2010-2011
Monica Capezzuto - 30-05-2011
Oggi la città c'è. E vuole cambiare. Lo ha detto. Lo ha gridato. La maggioranza silenziosa che vive, lavora e si fa i fatti suoi, ha scelto finalmente di far sentire la propria voce. E ognuno di noi deve fare la propria parte, perché solo collaborando tutti insieme si può cercare di migliorare le cose. D'altronde, abbiamo scelto di restare qui, lancia in resta a difendere le nostre radici, il fortino da tanti abbandonato, ascoltando il "fuitevenne" di ecclesiastica memoria.
Chi non è scappato, ha aspettato il momento della rinascita.
Il momento è arrivato.
Monica Capezzuto - 19-04-2011
Italia: paese fossile, bistra-festeggiato. Paese, non Stato. Il termine paese ricorda tempi semplici di persone semplici, in cui la routine era dettata dalle sagre paesane e dai ritmi della natura fino a quando i mass-media non vi hanno fatto capolino, scardinando lentamente ed inesorabilmente quella routine. Oggi, nell'era ipertecnologica e globalizzata, sembra oltremodo anacronistico sentir parlare ancora di ideologie in una società che tende ad omogeneizzare e condizionare consumi, vite ed aspettative. Ma nel nostro archeozoico paese, invece che tesi a rinnovare, per i suoi "Alti" il must è quello di restaurare.
Monica Capezzuto - 22-11-2010
A proposito di Saviano e dintorni, se l'idea che la nuova proposta televisiva sia di qualità, resterebbe da definire l'idea stessa di qualità, se oggettiva e genericamente condivisa o soggettiva, e dunque opinabile per definizione. Riflessione di sostanza, non di forma, putrtroppo. Infatti, anche un qualsiasi reality molto in voga potrebbe essere di qualità: dipende dal tipo di utente che ne esprime il parere. E riflettevo che siamo davvero in crisi profonda se crediamo che basti un trio televisivo a restituire dignità ad un'Italia così sbeffeggiata.
Monica Capezzuto - 10-11-2010
Mi sento oltremodo stranìta a commentare una trasmissione televisiva, visto che detesto il mezzo televisivo, non per snobismo ma per la sua presunzione ad affermare dall'alto di una mai accertata autorevolezza delle verità inconfutabili.ma non si può prescindere da questo potente mezzo che ormai condiziona ogni nostra scelta e ci vomita addosso verità incontestabili per l'uomo comune che delle sue presunte verità si alimenta e vive. Orwell aveva ragione a temerla. Avevo scelto di non guardare "Via con me", ma la tentazione di ascoltare Benigni ha superato ogni reticenza.
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